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CMI Industries, un uomo nuovo al comando


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Davide Comoli, CEO di CMI Industries. È alla guida dell’azienda di Marano Ticino, in provincia di Novara, dal 2020.

 

CMI Industries esporta in tutto il mondo macchinari per confezionamento e tappatura, pensati per prodotti complessi come detergenti e sostanze chimiche.

 

di Riccardo Oldani

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Dalla sua sede di Marano Ticino, nel Novarese, CMI Industries esporta in tutto il mondo i suoi macchinari per il confezionamento e la tappatura, pensati in particolare per prodotti complessi come detergenti e sostanze chimiche. A guidarla è dal 2020 Davide Comoli, che ha preso in mano l’azienda in un momento difficile e l’ha ricondotta su un percorso di crescita. Ecco i suoi progetti per il presente e per il futuro.

Il capannone spicca in mezzo alla campagna colorata di primavera. Tutto intorno i campi iniziano a verdeggiare e gli alberi sono fioriti. È una luminosa giornata di marzo quando entriamo in CMI Industries, azienda che produce ed esporta in tutto il mondo macchinari per il confezionamento di sostanze chimiche e detergenti. Un’attività che richiede grandi competenze e una profonda conoscenza delle tecnologie e delle normative.

Anche se, vista da fuori, l’azienda è simile a tante altre che punteggiano tutto il Nord Italia, qui si consuma da anni una storia unica, un esempio di come la capacità e la creatività italiane possono avere successo nel mondo. Dal 2020 CMI è guidata dal CEO, Davide Comoli, un giovane imprenditore che ha preso le redini dell’azienda in un momento difficile, subentrando al padre che, per tanti anni, l’aveva fatta crescere e che poi, per vicende avverse, si era trovato in difficoltà. È la storia comune a tante piccole e medie realtà italiane, che non trovano nelle misure di sostegno alle imprese gli adeguati canali di finanziamento e di fiducia che servirebbero a far crescere attività preziose. Nel caso di CMI, per fortuna, l’epilogo è stato felice. La dedizione e il duro lavoro di Davide Comoli e dei suoi collaboratori, che hanno voluto impegnarsi per sostenere e perpetuare un’attività speciale, sono stati la ricetta per la rinascita.

 

Visione d’insieme dell’area di assemblaggio di CMI Industries. L’azienda progetta completamente all’interno le sue macchine per l’imbottigliamento e la tappatura e poi le monta e le collauda in sede prima della consegna e installazione.

Visione d’insieme dell’area di assemblaggio di CMI Industries. L’azienda progetta completamente all’interno le sue macchine per l’imbottigliamento e la tappatura e poi le monta e le collauda in sede prima della consegna e installazione.

 

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OLTRE QUARANT’ANNI DI STORIA

Com’è stata la storia che ci ha portati fino a questo punto? “CMI è nata nel 1982 per iniziativa di mio padre Franco”, ci dice Davide Comoli, “e di un socio, Claudio Bonetto. Entrambi lavoravano in un’azienda di Borgo Ticino, non lontano da qui, che produceva macchine per l’imbottigliamento. Insieme facevano interventi di manutenzione”. Come spesso accade in Italia, i due si resero conto di avere le competenze e l’intraprendenza per avviare un loro percorso. “CMI ha iniziato subito a produrre macchinari di riempimento e tappatura per prodotti chimici e per la detergenza”, ricorda Comoli, “ed è cresciuta in questo settore fino al 2006, quando Bonetto ha deciso di smettere. Mio padre e mia madre hanno rilevato le sue quote e dato vita a un nuovo corso a partire dal 2007, l’anno in cui anch’io sono entrato in azienda. L’azienda si è evoluta e ha ampliato le sue competenze dai prodotti chimici e corrosivi a quelli per la cosmesi e per l’alimentare”.

 

FORMAZIONE SUL CAMPO

Il percorso di Davide Comoli è partito dal basso. “Ho iniziato in officina”, ci racconta, “dapprima a pulire e ad assistere nei montaggi e poi a montare le macchine, collaudarle, installarle dai clienti. Finché ho assunto la responsabilità della gestione del reparto. Insomma, mi sono formato sul campo, costruendo passo dopo passo le mie conoscenze tecniche e osservando con attenzione come si sviluppava il rapporto con i clienti, il modo di rispondere alle loro esigenze e richieste. Ora posso dire che la conoscenza della parte tecnica che mi sono costruito negli anni è una componente fondamentale in fase di trattativa, perché mi permette di capire all’istante le difficoltà e i punti critici di una realizzazione e di prefigurare subito un percorso di sviluppo della macchina e le soluzioni da adottare”.

Per quanto CMI abbia definito un catalogo dei suoi prodotti, in realtà ogni sua realizzazione è diversa da tutte le altre. Risponde a richieste di produzione e flessibilità specifiche e a esigenze che possono cambiare di mercato in mercato e di Paese in Paese – al riguardo è emblematica la case history che abbiamo pubblicato sul numero 2/2025 di ÈUREKA!, pag. 64, su una realizzazione di CMI per il mercato australiano –. Saper interpretare i bisogni e le richieste dei committenti diventa pertanto essenziale, così come la predisposizione a pensareout of the box” per trovare le soluzioni più idonee caso per caso.

 

Davide Comoli con alcuni suoi collaboratori durante una riunione di lavoro negli uffici di CMI Industries. 

Davide Comoli con alcuni suoi collaboratori durante una riunione di lavoro negli uffici di CMI Industries.

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UN PASSAGGIO DELICATO

Nel 2020, all’improvviso, Davide Comoli si trova a dover guidare l’azienda. “Per una grave crisi finanziaria”, ci spiega, “l’azienda dovette entrare in una procedura di concordato in continuità che ha richiesto, tra le altre cose, il cambio della conduzione. In questi casi, la procedura è stabilita e supervisionata dal tribunale di competenza e richiede la definizione di un preciso business plan e di un calendario dei tempi di ripianamento dei debiti pregressi, naturalmente stabilito in accordo con i creditori. Un piano che non ammette scostamenti e che deve convincere gli organi preposti al controllo della procedura della fattibilità del piano di rientro. Il percorso è stretto e in salita e ha richiesto non pochi sacrifici. Ma finalmente vediamo il traguardo, tra il 2026 e il 2027 avremo risanato tutto. Non è stato facile. Il nuovo corso è partito praticamente in concomitanza con l’epidemia di Covid, che, per il nostro settore, in generale ha significato grandi affari, vista l’enorme richiesta mondiale di disinfettanti e detergenti. Ma noi non eravamo pronti, proprio per le vicissitudini da cui eravamo reduci, e non abbiamo potuto trarre vantaggio dalla situazione. Nel frattempo, l’epidemia ha anche rivoluzionato il mercato, i prezzi, le metodologie di vendita. Abbiamo dovuto reinventarci tutto, e l’abbiamo fatto a tempo di record”.

 

RINASCITA SU BASI SOLIDE

La rinascita di CMI è in sostanza partita da qui. Con preziosi insegnamenti. “Una cosa che abbiamo capito, per esempio”, dice Comoli, “è che dobbiamo restare legati a quello che sappiamo fare meglio, cioè i macchinari per il confezionamento di sostanze chimiche e detergenti. I problemi che abbiamo dovuto affrontare in passato erano legati allo sforzo di entrare in nuovi settori, come quello cosmetico e aerosol, estremamente complessi e su cui dovevamo costruirci nuove competenze”.

In ogni caso, il 2020 è stato il nuovo anno zero per l’azienda di Marano Ticino. “Ho potuto farcela”, dice Comoli, “soltanto grazie all’aiuto di un manipolo di persone, un advisor esterno, un team di legali che ci ha assistito al meglio, ai clienti che hanno continuato a darci fiducia e, soprattutto, alle persone in azienda che hanno voluto restare qui per ripartire. Abbiamo sistemato la società, rivisto l’organizzazione, risolto i problemi macro. Ora restano ancora tante cose da fare. Ma abbiamo una certezza: dal punto di vista delle tecnologie siamo forti. Questo non è un ambito in cui si cambia moltissimo a livello tecnico, ma noi siamo sempre stati orientati allo sviluppo di nuove soluzioni e alla ricerca della customizzazione del prodotto. È qui che risiede il nostro vantaggio tecnologico”.

 

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Davide Comoli con i suoi collaboratori nell’ufficio tecnico di CMI Industries.

 

CAPACITÀ UNICHE

CMI non è un’azienda grande dal punto di vista numerico. Gli addetti sono una trentina, il fatturato è stato di 10,3 milioni nel 2024 e di 8,2 milioni nel 2023. Per il 2025 si prevede un risultato intorno agli 11 milioni di euro, con ordini che arrivano già a fine anno e cominciano a sconfinare nel 2026. Cionondimeno è una tra le tre o quattro aziende più importanti nel suo settore a livello globale. “Abbiamo clienti davvero importanti”, dice con orgoglio Comoli. “Molti sono storici e ricorrenti e ci hanno scelto anche negli anni più critici. Parliamo di grandi multinazionali, che hanno riconosciuto la qualità del nostro prodotto, la nostra vera forza. Tutto viene progettato al nostro interno, da un ufficio tecnico composto da tre figure di grande valore. Ora vogliamo potenziare quest’area con una nuova risorsa. Progettiamo anche la parte software con altri tre tecnici interni. Per la parte elettrica e per le carpenterie ci rivolgiamo a fornitori con cui abbiamo un rapporto solidissimo da molti anni”.

Nello stabilimento di Marano Ticino avviene l’assemblaggio delle macchine, il cablaggio, l’installazione del software e il collaudo. Quando tutto è pronto, verificato e testato anche con il cliente, viene disassemblato e spedito per l’installazione in sito. “Tutto quello che il cliente deve fare”, spiega ancora Comoli, “è fornirci i prodotti da confezionare e i contenitori in cui vanno imbottigliati, con i relativi tappi e chiusure. A tutto il resto pensiamo noi”.

 

“Abbiamo clienti davvero importanti”, dice Davide Comoli. “Multinazionali che hanno riconosciuto la qualità del nostro prodotto, il nostro vero punto di forza”. 

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Abbiamo clienti davvero importanti”, dice Davide Comoli. “Multinazionali che hanno riconosciuto la qualità del nostro prodotto, il nostro vero punto di forza”.

 

TRA TECNOLOGIE E MERCATI

I macchinari CMI sono pronti per l’industria 4.0 e 5.0. “Il Piano Industria 4.0 ci ha dato una grande spinta dal punto di vista commerciale”, ricorda Davide Comoli. “Eravamo già pronti, perché già utilizzavamo PLC, interfaccia operatore e soluzioni per lo scambio di dati con i gestionali ERP dei clienti. Con il Piano Transizione 5.0 abbiamo avuto meno benefici, anche perché le nostre macchine già di partenza sono poco energivore. Le prospettive sono buone, nonostante le turbolenze del commercio internazionale, anche perché esportiamo su diversi mercati mondiali. Volevamo esplorare le possibilità negli Stati Uniti, con cui fino a oggi non avevamo sviluppato fatturato, ma ora dovremo vedere come si risolverà la crisi dei dazi”. In effetti quello del packaging è un settore in crescita, come hanno mostrato fino a ieri i dati di settore, e i prodotti di cui si occupa CMI sono essenziali, entrano in tutte le case. Ci sono comunque motivi solidi per pensare positivo per il futuro.

In ogni caso, guidare un’azienda così votata all’export di questi tempi non è facile. Interpretare le congiunture e individuare le migliori strategie comporta tanto lavoro e, probabilmente, tante notti insonni. Davide Comoli si schermisce, dimostrando una buona dose di umiltà. “Io mi sento ancora in prova”, ci confida. “Sto ancora imparando. Un po’ mi sento il continuatore del lavoro di mio padre, un po’ un esploratore alla scoperta ogni giorno di cose nuove. Quello che mi appassiona e che mi piace è vedere l’azienda crescere e migliorare di continuo”.

 

ENERGIA PER IL FUTURO

Non manca la voglia di esplorare nuove strade. Il core business di CMI sono i macchinari di imbottigliamento e tappatura di prodotti chimici e detergenti, ma una sua particolare specializzazione riguarda anche il confezionamento di creme spalmabili alimentari, “tipo il burro di arachidi”, spiega Comoli, “cioè prodotti con un’elevata viscosità che richiedono tecniche particolari di erogazione e controllo della qualità”.

Il coraggio imprenditoriale non manca. “Non esitiamo a occuparci della realizzazione e installazione delle linee complete integrate”, aggiunge il CEO di CMI, “fornendo anche i componenti a monte e a valle delle nostre macchine, come etichettatrici o cartonatrici. Ci occupiamo noi di gestire tutta la commessa, lavorando poi con fornitori di fiducia consolidata, che ci forniscono le macchine che noi non produciamo, con rapporti di totale trasparenza. La qualità dei nostri prodotti è assoluta. Utilizziamo pannelli operatore e PLC di Siemens, pneumatica di Festo e di SMC, motori brushless di Bosch Rexroth, con cui abbiamo uno stretto rapporto di collaborazione. La Miray, la nostra macchina più tecnologica, è stata sviluppata con il supporto tecnico del gruppo tedesco”.

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Comoli non esclude nemmeno la collaborazione con aziende concorrenti, anzi la auspica. “In Italia”, dice, “ci sono poche altre realtà che operano nel nostro settore e mi piacerebbe uscire da un rapporto di pura e semplice concorrenza per fare qualcosa insieme, magari collaborare su qualche progetto mettendo a fattor comune i rispettivi punti di forza. Sono convinto che con patti chiari di partenza e con la trasparenza tutti potremmo trarne vantaggio. Al momento, però, la strada appare ancora lunga e difficile. Vedremo”.

Apertura mentale, entusiasmo, voglia di fare sistema. È anche con queste idee di fare impresa, non così comuni in Italia, che si basa il rinnovato successo di CMI. Il fatto che questa azienda possa contare sulle energie e la voglia di un amministratore delegato così giovane è di buon auspicio. Non soltanto per i suoi dipendenti, ma anche per il rinnovamento del made in Italy. ©ÈUREKA!

 

Nella sequenza: particolari delle macchine di CMI Industries. I componenti e le soluzioni 4.0 provengono da strette partnership con i più importanti marchi dell’automazione.



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