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Auto caos: crolla l’utile di Volkswagen (-41%), Stellantis e Gm sospendono le stime sul futuro


di
Redazione Economia

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L’incertezza di questa prima parte dell’anno si ripercuote sui risultati trimestrali dei grandi gruppi con prospettive in chiaroscuro da qui ai prossimi mesi. Mentre Trump allenta le tariffe, ma è necessario assemblare negli Usa

Industria dell’auto in grande fermento. L’incertezza di questa prima parte dell’anno si ripercuote sui risultati trimestrali di tutti i grandi gruppi con prospettive in chiaroscuro da qui ai prossimi mesi, considerando anche la difficile transizione all’elettrico. Partiamo con Stellantis, che ha sospeso la prospettiva finanziaria per il 2025 a causa dell’evoluzione delle politiche tariffarie doganali e della difficoltà di prevederne i possibili impatti sui volumi di mercato e sul panorama competitivo. 

Il calo dei ricavi per Stellantis

Il gruppo italofrancese in occasione della diffusione dei risultati conseguiti nel primo trimestre dell’anno precisa che l’azienda «si sta impegnando a fondo con le Autorità politiche in materia di tariffe doganali, adottando al contempo misure per ridurne gli impatti». I ricavi netti sono pari a 35,8 miliardi di euro nel primo trimestre 2025, con un calo del 14 per cento su base annua, dovuto principalmente alla diminuzione dei volumi, al mix geografico sfavorevole e alla normalizzazione dei prezzi. Le azioni di rilancio commerciale hanno incluso il lancio di tre nuovi prodotti e di diversi modelli aggiornati nel primo trimestre del 2025, contribuendo alla crescita della quota di mercato nell’Ue30 rispetto al quarto trimestre del 2024, nonché a maggiori volumi di ordini al dettaglio negli Stati Uniti.




















































Crollo degli utili per Volkswagen 

Proseguiamo con la leader mondiale Volkswagen, che comunica di aver registrato un calo di quasi il 41% degli utili nel primo trimestre sull’anno, che di attestano così a 2,19 miliardi di euro. Diversi fattori negativi hanno pesato sul risultato finale: oltre a oneri speciali, la casa d’auto ha guadagnato molto meno dalle sue joint venture in Cina, un mercato chiave, così come sono aumentate le perdite nella divisione batterie. I costi speciali, per un totale di circa 1,1 miliardi di euro (tra cui gli accantonamenti per le emissioni di Co2 in Europa, la continua ristrutturazione dell’unità software Cariad e le riserve aggiuntive per la vicenda delle emissioni diesel) hanno pesato pesantemente sul bilancio, facendo scendere il risultato operativo di circa il 37% a 2,9 miliardi di euro. Il gruppo ha confermato le prospettive per l’anno in corso, ma le previsioni non tengono ancora conto del potenziale impatto dei nuovi dazi commerciali statunitensi previsti dall’amministrazione Trump.

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Il caso General Motors

Mentre General Motors ha chiuso la trimestrale con risultati migliori delle previsioni: i ricavi sono saliti del 2,3% a 44,02 miliardi di dollari e l’utile netto è sceso del 6,6% a 2,78 miliardi (ma l’utile rettificato per azione è aumentato del 6,1% a 2,78 dollari). La revisione dell’outlook sul 2025 era già prevista per includere l’impatto dei dazi del 25%, che il Cfo Paul Jacobson ha precisato «potrebbe essere significativo», ma la possibilità di rettifiche da parte di Trump ha fatto slittare la comunicazione a giovedì.

Il decreto di Trump

Proprio in queste ore il presidente Usa ha firmato un ordine esecutivo che allenta la pressione dei dazi su questo comparto (qui la diretta con le ultime notizie), proprio prima di andare a Detroit, la città dei motori, per un discorso in occasione dei suoi primi cento giorni del secondo mandato presidenziale. «Vogliamo solo aiutare durante questo periodo di transizione. È a breve termine», ha detto Trump. Anche se le tariffe del 25% sulle vetture importate negli Stati Uniti continueranno, l’ordine previene che dazi aggiuntivi, come quelli sull’acciaio e l’alluminio, si sommino. Ma rivede anche le tariffe sui componenti, che entreranno in vigore il 3 maggio: i costruttori che producono e vendono negli Usa possono ottenere rimborsi, anche fino al 3,75% del valore della vettura. 

I colloqui con i Ceo dell’auto

La decisione è arrivata dopo i colloqui telefonici avuti da Trump con diversi Ceo di case automobilistiche, secondo quanto riferito alla Cnn da fonti ufficiali della Casa Bianca. L’ordine esecutivo definisce un piano triennale che suddivide le diverse fasi dei dazi sulle auto che l’amministrazione prevede di imporre. Le parti di un’auto prodotte in America non saranno soggette a dazi, mentre quelle prodotte all’estero continueranno a essere tassate. Il piano prevede che i dazi vengano gradualmente eliminati man mano che le case automobilistiche straniere trasferiranno una parte maggiore della loro produzione negli Stati Uniti.

Chi assembla negli Usa è protetto dai dazi

Le case automobilistiche statunitensi che assembleranno i loro veicoli negli Stati Uniti, con componenti all’85% statunitensi, non pagheranno i dazi sulle auto, ha spiegato il segretario al Commercio, Howard Lutnick, specificando che i dazi si applicheranno invece alle case automobilistiche straniere che assemblano solo parzialmente le auto negli Stati Uniti. «Finite le vostre auto in America e il gioco è fatto», ha detto, spiegando che l’esenzione durerà tre anni, per permettere ai costruttori di produrre tutte le componenti in patria.

Un 15% di componenti importate

Al momento, le case automobilistiche statunitensi dipendono necessariamente da un 15% di componenti importate, hanno spiegato alla Casa Bianca. Le società «pagheranno i dazi sulle auto o sull’acciaio», quelli che risulteranno «più alti». «Non era chiaro» finché l’amministrazione Trump non ha parlato con le case automobilistiche, «che persino una piccola quantità di dazi le avrebbe spinte a fermare assunzioni e investimenti», ha detto Lutnick all’agenzia Reuters.

Il focus su Aston Martin

Interessante il capitolo Aston Martin, che ha chiuso il primo trimestre con una riduzione della perdita ante imposte a 79,6 milioni di sterline rispetto al rosso di 138,8 milioni di sterline nello stesso periodo dell’anno precedente. Il fatturato è diminuito del 13%, attestandosi a 233,9 milioni di sterline. Un calo che il gruppo di auto di lusso ha attribuito ai minori volumi di modelli speciali, ma ha affermato che il suo prezzo medio di vendita è aumentato del 10%. L’azienda ha affermato di prevedere che i volumi del secondo trimestre rimarranno pressoché invariati rispetto all’anno precedente, con un calo delle consegne speciali che penalizzerà nuovamente il suo mix di vendita.

Spedizioni limitate negli Usa

Aston Martin ha dichiarato di star attualmente limitando le spedizioni negli Stati Uniti e di sfruttare le scorte dei suoi concessionari nell’ambito dei suoi sforzi per mitigare l’impatto dei dazi statunitensi. Il produttore britannico di auto sportive di lusso, che a marzo ha leggermente abbassato le sue previsioni sui volumi per l’intero anno a causa dei dazi statunitensi, ha ribadito le sue prospettive per l’anno e ha affermato di aspettarsi un miglioramento delle prestazioni del secondo trimestre, nonostante l’impatto
previsto dei dazi.

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30 aprile 2025 ( modifica il 30 aprile 2025 | 11:02)

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