Le proposte contenute nel Pacchetto Omnibus presentato dalla Commissione UE a febbraio hanno introdotto una nuova variabile all’interno di un percorso normativo complesso. Una maggiore semplificazione della materia è auspicabile, ma da più parti si paventa il rischio di un impoverimento dei dati (e di un aumento del rischio greenwashing)
La normativa europea sulla sostenibilità si trova a un punto di svolta con la necessità di rispondere a due tendenze, solo a un primo sguardo antitetiche: privilegiare la sostenibilità o la competitività? Alla base del quesito le profonde evoluzioni che si sono succedute negli ultimi mesi, e le decisioni che si prenderanno nel corso dell’anno determineranno il corso della finanza sostenibile (europea) che verrà.
A fronte di un corpus normativo “consistente”, si è scelto di individuare due “blocchi” centrali per i player finanziari, di cui si individueranno gli impatti reciproci e le potenziali marce indietro su elementi che si consideravano acquisiti, in primis la disponibilità dei dati, perché, come è bene ricorda- re: la normativa sulla sostenibilità nasce anche (e soprattutto) come contrasto al greenwashing.
Omnibus Package
Un cambio di prospettiva è arrivato il 26 febbraio 2025 con la pubblicazione della bozza del primo Pacchetto Omnibus il cui obiettivo primario è la “semplificazione” normativa in tema di sostenibilità. Nelle mire di Bruxelles, tale semplificazione è ancillare a una maggiore competitività del blocco UE nel panorama mondiale. Omnibus coinvolge nello specifico le due normative indirizzate alle imprese in merito alla rendicontazione di sostenibilità (CSRD) e alla due diligence (CSDDD) e tra gli altri interventi inserisce “una bozza di atto delegato che modifica Taxonomy Disclosures e Taxonomy Climate and Environmental Delegate Act, sottoposti a consultazione pubblica”, spiega a FundsPeople Lorenzo Macchia, counsel dello studio legale Advant Nctm. In parti-colare, afferma, CSRD punta a rendere la rendicontazione di sostenibilità “più proporzionata e meno gravosa”. L’esperto specifica come “il nuovo ambito di applicazione, che si canalizza verso le aziende di grandi dimensioni con maggiori probabilità di avere un impatto sull’ambiente, proteggerà le PMI dalle eccessive richieste di informazioni sulla sostenibilità e rafforzerà la competitività riducendo gli oneri amministrativi”. Un punto di vista che, come ricorda Macchia, aderisce ai suggerimenti proposti dal Rapporto Draghi. E non solo.
Il peso del Rapporto Draghi
“I rapporti di Draghi e Letta hanno esercitato un’influenza rilevante sulla maturazione della proposta di semplificazione della CSRD e della CSDDD, già sostenuta da alcuni dei principali Stati membri”, rimarca Daniele Cat Berro, managing director di MainStreet Partners anche lui coinvolto da FundsPeople sul ragionamento in merito al ripensamento dell’impostazione regolamentare europea. “Il rapporto Draghi ha evidenziato la necessità di rafforzare gli investimenti per accrescere l’indipendenza energetica dell’UE, promuovendo l’elettrificazione e le fonti rinnovabili, e contestualmente, ha sottolineato l’urgenza di una semplificazione normativa che agevoli l’attività delle imprese europee. Letta ha insistito sulla necessità di razionalizzare e semplificare le regole del mercato unico per renderlo più competitivo”. In sintesi, i due report “convergono nel sostenere che l’attuale architettura normativa UE risulti eccessivamente complessa e disomogenea, con un impatto negativo sugli investimenti”. Tuttavia, la posizione di Cat Berro su Omnibus (di cui “con- divide gli obiettivi”) è che si tratti di una proposta “eccessivamente ampia e radicale”.
Va oltre Tom Willman, responsabile normativo di Clarity AI, che indica come la Commissione abbia promosso questa proposta “con pochissima consultazione e senza una valutazione d’impatto, generando incertezza, indebolendo la stabilità del quadro normativo esistente e potenzialmente ostacolando la competitività”. Nell’opinione di Willman, insomma, “l’accesso a dati affidabili sulla sostenibilità non è solo una questione normativa: è un pilastro della sostenibilità di lungo periodo e, soprattutto, della futura competitività delle imprese e dei mercati europei. La proposta della Commissione rischia di minare queste fondamenta”.
Revisione SFDR
Si tratta di un punto centrale. Anche perché il presupposto dei dati è alla base anche del corretto funzionamento di SFDR. Omnibus, pur non entrando nel merito in forma diretta (SFDR non è coinvolta nell’ambito della strategia di semplificazione) coincide con le tempistiche di revisione del Regolamento (UE) 2019/2088. Secondo Efama, “sono intrinsecamente collegate, poiché la CSRD regola la quantità e la qualità dei dati ESG a livello aziendale che i gestori di fondi ricevono. Di conseguenza, qualsiasi modifica ai requisiti di rendicontazione (aziendale) richiederà aggiornamenti cor- rispondenti a SFDR, per garantire coerenza e allineamento nell’intero quadro normativo”.
Per SFDR è in corso un iter preciso, che ha visto due consultazioni avviate dalla Commissione nel 2023 e il parere congiunto delle ESAs a giugno 2024, fino alla pubblicazione di uno “schema di classificazione” da parte della Piattaforma sulla finanza sostenibile (PFS), lo scorso dicembre, che introduce tre strategie in materia di sostenibilità: Sustainable, Transition e ESG Collection. “La PFS rappresenta un passaggio significativo: dal semplice regime di divulgazione a un sistema di classificazione strutturato”, sostiene Francesco Tosto, research associate di MainStreet Partners. “L’introduzione di categorie chiaramente definite, criteri minimi e KPI misurabili mira a ridurre la frammentazione del mercato e a migliorare la comparabilità. È un segnale chiaro: la sostenibilità non può più essere lasciata a interpretazioni soggettive”. Tuttavia, secondo l’esperto, “L’efficacia del nuovo approccio dipenderà dalla capacità degli operatori di adattarsi”. Al momento il di-scorso è ancora aperto, la Commissione si trova in una fase di valutazione delle proposte, pur prevedendo di includerle nella revisione di SFDR. Sottolinea ancora Macchia, che l’obiettivo è “presentare una proposta legislativa entro la fine del 2025 e solo dopo la presentazione dei tre pacchetti di proposte Omnibus (previsti entro il 3Q 2025), che mirano ad armonizzare e semplificare il quadro normativo sulla finanza sostenibile”.
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