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L’accordo commerciale UE-Ucraina e la sopravvivenza economica di Kyiv


di: Andrea Braschayko (Valigia Blu, Italia), Sofia Nazarenko (24tv.ua, Ucraina), Hugo Dos Santos (freelance, Francia)

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Nelle stesse settimane in cui il presidente statunitense Donald Trump brandiva la scure di una guerra commerciale globale contro l’Unione Europea e gran parte del mondo, un altro sviluppo legato ai dazi è passato perlopiù inosservato; meno drammatico e minaccioso nei toni, e perciò più promettente per il futuro, nonostante diverse incertezze.

Si tratta dell’accordo di liberalizzazione economica tra l’UE e l’Ucraina, e in particolare delle Misure Commerciali Autonome (ATMs), introdotte per la prima volta nel 2022 dopo l’invasione su larga scala della Russia, e rinnovate ogni anno nonostante le crescenti pressioni di alcuni Stati membri.

Dopo l’inizio della guerra russa, l’UE ha temporaneamente sospeso dazi doganali e quote tariffarie sui prodotti ucraini per sostenere l’economia del paese durante il conflitto. Per due anni, le imprese ucraine hanno potuto esportare beni nel mercato interno dell’UE senza restrizioni.

Negli ultimi mesi, i colloqui si sono concentrati sempre più su un piano alternativo: sostituire le ATMs con limiti aggiornati nel quadro dell’accordo di libero scambio UE–Ucraina firmato nel 2014, all’indomani della rivoluzione di Euromaidan e del rinnovato orientamento pro-europeo di Kyiv.

Mentre la guerra commerciale globale di Trump è stata rinviata — tranne che per la Cina — per 90 giorni, il regime commerciale UE–Ucraina è destinato a scadere il 5 giugno.

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Di cosa parliamo in questo articolo:

Sensibilità politiche e protezionismo europeo nel settore agricolo

Già nel giugno 2024, però, l’Unione Europea aveva introdotto le prime limitazioni. La liberalizzazione commerciale era stata prorogata per un altro anno, ma con riserve su alcune cosiddette “merci sensibili” — carne di pollame, uova, zucchero, avena, cereali, mais e miele.

Queste misure sono state una risposta alle diffuse proteste degli agricoltori europei, e alle pressioni dei governi dell’Europa centrale e orientale, che sostenevano che le importazioni ucraine stavano abbassando i prezzi interni e minacciando i loro settori agricoli.

La decisione di limitare parzialmente il sostegno è arrivata proprio a ridosso delle elezioni del Parlamento europeo, con le principali forze politiche intenzionate a non perdere l’appoggio degli elettori, specialmente nelle aree rurali.

Lo scenario è politicamente delicato. Rivedere l’accordo significa dover gestire un equilibrio complicato dopo oltre un anno di proteste agricole e pressioni governative — in particolare da Polonia e Romania, entrambe attese da elezioni presidenziali questo mese, così come Francia, Ungheria e Slovacchia, con le ultime due spesso contrarie a una più stretta cooperazione UE–Ucraina.

Al di là delle immagini, ormai familiari, dei contadini polacchi in protesta dal 2023, la crescente presenza dell’Ucraina come esportatore agricolo nell’UE è diventata un nodo politico per alcuni Stati membri, in particolare per l’aumento costante delle esportazioni ucraine in settori chiave.

Nel febbraio 2025, i ministri dell’Agricoltura di Ungheria, Bulgaria, Romania e Slovacchia hanno chiesto la reintroduzione delle quote prebelliche sulle importazioni agricole dall’Ucraina.

Da anni, gli agricoltori francesi vivono una crisi profonda del modello economico e sociale a loro imposto, e nel 2024 Parigi ha vissuto un forte movimento sociale, con numerose manifestazioni e blocchi stradali. Sebbene le cause del malcontento siano molteplici e spesso strutturali, l’accordo UE-Ucraina era sulla bocca di tutti.

Ultimamente, l’attenzione degli agricoltori francesi si è concentrata sull’accordo con il Mercosur. Il governo francese si è detto apertamente contrario, temendo una concorrenza sleale. La pressione sul governo, composto da una fragile coalizione senza una chiara maggioranza, è in aumento.

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Gli agricoltori francesi denunciano la concorrenza sleale dovuta alle differenze negli standard di produzione. Nonostante i meccanismi di salvaguardia introdotti dall’UE — come il ripristino dei dazi su certi prodotti agricoli ucraini che superano i volumi medi del periodo 2021–2023 — il grano non è stato incluso. Il ministro dell’Agricoltura francese dal 2022 al 2024, Marc Fesneau, ha definito queste misure insufficienti, chiedendo un ampliamento delle restrizioni anche ai cereali.

Di fronte a queste sfide, la Francia spinge per l’introduzione delle cosiddette “clausole specchio”, volte a imporre agli importati gli stessi standard sanitari e ambientali richiesti nella UE. L’obiettivo è garantire una concorrenza equa e tutelare gli standard europei.

In un comunicato del 21 marzo 2024, il potente sindacato agricolo FNSEA ha dichiarato di voler “coniugare solidarietà [con gli ucraini] e responsabilità”, al fine di “proteggere gli agricoltori [francesi]”.

Eppure, per Kyiv, queste esportazioni sono molto più di un tema economico: rappresentano una linfa vitale per sostenere la resistenza del paese e la sua resilienza in un contesto di aggressione russa e di recente riduzione degli aiuti USA.

Il quadro commerciale complessivo racconta una storia diversa da quella di chi sostiene che l’Ucraina stia approfittando dell’accesso al libero scambio UE, evocando il concetto ambiguo di reciprocità economica di Trump. 

Lo scorso anno, l’UE ha registrato un surplus commerciale di 18 miliardi di euro nei confronti dell’Ucraina, con un interscambio bilaterale che ha raggiunto quasi i 70 miliardi: un promemoria del fatto che la relazione non è affatto a senso unico.

Tra promesse e realpolitik

Nonostante l’incertezza persistente e le speculazioni sul fatto che il Parlamento europeo possa non voler prorogare le misure, Kyiv resta cautamente ottimista.

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I funzionari ucraini ritengono che alla fine una decisione verrà presa — poiché un fallimento dei negoziati manderebbe un segnale fortemente negativo, specie alla luce dell’approccio aggressivo della nuova amministrazione statunitense. Tuttavia, “la fiducia in ciò sta diminuendo costantemente”, scrive Yurii Panchenko su European Pravda.

Secondo un report di Politico dell’8 aprile, il Commissario UE all’Agricoltura, Christophe Hansen, ha confermato che la Commissione europea intende lasciare scadere a giugno l’accesso d’emergenza dell’Ucraina al mercato UE. Hansen ha escluso un’estensione del regime attuale, affermando che il Consiglio ha chiarito che non esiste tale possibilità. Ha anche precisato che, pur decadendo le misure straordinarie, molte restrizioni commerciali esistenti resteranno in vigore.

“Anche se l’Ucraina chiede un’estensione delle misure autonome, gli Stati membri non possono farlo perché la decisione è già stata presa,” ha dichiarato il ministro polacco per gli Affari europei Adam Shlapka.

L’Ucraina propone invece una revisione dell’Accordo di Associazione, che regola i rapporti commerciali tra le parti. Il premier Denys Shmyhal propone una proroga fino a fine anno per consentire consultazioni e adeguamenti economici.

“A tutti i livelli, abbiamo discusso dell’importanza di mantenere le misure commerciali autonome almeno fino alla fine dell’anno. È necessario per modificare l’Articolo 29 dell’Accordo di Associazione e stabilire meccanismi che permettano di commerciare senza dazi,” ha detto Shmyhal durante il 10° Consiglio di Associazione UE-Ucraina, dove ha incontrato tra gli altri Josep Borrell, Roberta Metsola e il commissario all’Allargamento Marta Kos.

“Non stiamo riscrivendo tutto l’accordo, si parla solo di alcune voci tariffarie,” ha dichiarato a Politico il negoziatore ucraino Taras Kachka, pure presene durante il Consiglio di Associazione, il 10 aprile.

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Per salvare l’accordo, Kyiv ha mostrato disponibilità a fare concessioni su alcuni prodotti agricoli politicamente sensibili — tra cui zucchero, pollame e uova — purché l’accesso al mercato resti garantito.

“Al Parlamento europeo ci sono forze che, sotto la pressione della lobby agricola, chiedono il ritorno dei dazi su prodotti come zucchero, uova, pollame e bioetanolo, il che è miope e rischia di compromettere i rapporti UE-Ucraina nel lungo termine. Molti interventi nel dibattito si basano su disinformazione: in realtà questi prodotti non incidono significativamente sui prezzi alimentari nell’UE,” ci racconta l’eurodeputata Karin Karlsbro (Renew Europe), relatrice permanente sul sostegno economico all’Ucraina.

Il Commissario Hansen ha infatti spiegato che la Commissione europea sta lavorando a un nuovo sistema di quote tariffarie, che sostituirà l’attuale regime di liberalizzazione completa offrendo un accesso più limitato ma comunque migliore rispetto alle condizioni precedenti all’invasione.

“La questione tra UE e Ucraina riguarda solo i prodotti agricoli. E qui sta il nodo: cosa succederà dopo la fine delle misure autonome? La Commissione ha dichiarato che non serve estenderle, e che negozieremo ai sensi dell’Articolo 29. Ora attendiamo la posizione dell’UE, che non è ancora stata formulata,” ha detto Kachka durante l’evento online “L’UE metterà fine al commercio senza dazi con l’Ucraina?”, organizzato dal Centro per la Strategia Economica.

La Commissione ha confermato la disponibilità a consultarsi sull’Articolo 29. Il portavoce Olof Gill ha detto che Bruxelles sta finalizzando la proposta e la sottoporrà a breve alla parte ucraina.

“L’obiettivo è garantire stabilità economica e prevedibilità per imprese e agricoltori sia in Ucraina che nell’UE, facilitando una transizione ordinata dopo la scadenza delle misure autonome,” ha dichiarato.

Secondo Svitlana Taran, esperta del Centre for European Policy, la revisione dell’Articolo 29 è un processo tecnico che richiede negoziati tra UE e Ucraina. Potrebbe richiedere tempo, e le decisioni potrebbero arrivare dopo giugno 2025.

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Taran sottolinea anche che alcuni Stati membri vogliono introdurre restrizioni su merci sensibili. A suo avviso, ciò potrebbe peggiorare le condizioni esistenti prima dell’accordo del 2022.

“L’obiettivo dell’Ucraina è evitare un peggioramento delle condizioni, trovando al contempo una soluzione che risponda alle preoccupazioni degli Stati membri,” ha concluso.

Il futuro commerciale dell’Ucraina, sospeso tra Stati Uniti e Unione Europea

Il 16 aprile, il deputato ucraino Yaroslav Zhelezniak, del partito liberale e pro-europeo Holos, ha annunciato che la Verkhovna Rada, il parlamento ucraino, ha rivolto alle istituzioni europee una richiesta formale per prorogare il regime di liberalizzazione commerciale. La Risoluzione n. 13143, con l’appello ufficiale all’UE, è stata approvata da 252 parlamentari, secondo Forbes Ukraine.

Il testo chiede all’UE di “avviare immediatamente e rendere il più efficace possibile il processo negoziale tra Ucraina e Commissione Europea per modificare gli allegati dell’Accordo di Associazione relativi alle concessioni tariffarie reciproche sulle importazioni.”

Alcuni esperti e corrispondenti sono meno ottimisti di Kachka, tra cui Anton Filippov di European Pravda. Sebbene la Commissione si fosse impegnata a negoziare una liberalizzazione più ampia, il processo non è ancora partito. Secondo il Financial Times, due diplomatici UE hanno riferito che Bruxelles avrebbe ritardato la proposta per non irritare gli agricoltori polacchi, bacino elettorale cruciale in vista delle presidenziali del 18 maggio.

Le attuali consultazioni puntano a “garantire stabilità economica e prevedibilità per le imprese e gli agricoltori di Ucraina e UE”, ha ribadito il portavoce Gill. Ma resta forte il timore che un accordo sia improbabile da raggiungere in poco più di un mese. Se la guerra dovesse protrarsi oltre quella soglia — cosa che resta probabile, al di là delle promesse e della retorica di Trump — per l’economia ucraina si aprirebbero scenari particolarmente critici.

Quanto a Trump, secondo Bloomberg del 16 aprile, gli Stati Uniti avevano ammorbidito le loro richieste sull’accordo per le materie prime ucraine dopo i colloqui a Washington. Nello specifico, l’amministrazione Trump avrebbe ridotto da 300 a 100 miliardi di dollari il rimborso che chiede all’Ucraina nel quadro dell’accordo, secondo fonti riservate. L’apertura sarebbe arrivata dopo le consultazioni tecniche tra le delegazioni americana e ucraina l’11 e 12 aprile.

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Il 16 aprile, la vicepremier ucraina Yulia Svyrydenko ha parlato di “progressi sostanziali” nei negoziati e ha annunciato la firma imminente di un memorandum, poi concretizzatasi ufficialmente il 30 aprile. Ma mentre si attende un piano di pace chiaro e duraturo, Kyiv è rimasta impantanata, negli ultimi mesi, in trattative con i suoi alleati principali per garantirsi la sopravvivenza economica — condizione necessaria per continuare la resistenza militare contro l’aggressione russa, che nelle ultime settimane ha intensificato gli attacchi ai civili.

Secondo Taran, l’Ucraina dipende sì dagli aiuti occidentali, ma la possibilità di esportare riduce questa stessa pressione sui partner: “L’export è una fonte fondamentale di entrate per il nostro paese, e la Commissione europea ne è perfettamente consapevole. È pronta a negoziare con i singoli Stati membri per arrivare a un consenso”, ci racconta.

In questo senso, l’approccio dell’UE alla cooperazione commerciale con Kyiv è particolarmente indicativo. Come osserva l’eurodeputata Karlsbro, “un esempio attuale di come la politica commerciale dell’UE possa avere un impatto concreto è la proposta di mantenere l’accesso senza dazi all’acciaio ucraino. Mentre gli Stati Uniti hanno appena introdotto dazi del 25% sui prodotti in metallo, la Commissione europea ha invece previsto un trattamento separato per l’acciaio”. Il voto positivo al Comitato Commercio del Parlamento europeo rappresenta, ci dice Karlsbro, “un chiaro segnale politico di sostegno”.

“L’UE deve mantenere la stessa linea anche nella revisione più ampia dell’Area di Libero Scambio Approfondita e Globale”, sottolinea Karlsbro.

Con il rallentamento dei negoziati che Washington impone a Kyiv e, in modo più compiacente, a Mosca, l’intesa economica sui minerali era sul rischio di saltare. Il 25 aprile, cinque giorni prima della firma dell’accordo, Trump aveva accusato gli ucraini di essere “in ritardo di tre settimane”, auspicando una firma “immediata” (termine scritto in caps lock sul suo social personale Truth) dell’accordo. L’accordo ora raggiunto tra Stati Uniti e Ucraina potrebbe mettere una pressione in più a Bruxelles per superare le proprie dinamiche politiche ed elettorali interne, e fare un passo in più nell’integrazione economica di Kyiv.

Questo articolo è stato realizzato nell’ambito delle Reti tematiche di PULSE, un’iniziativa europea che sostiene le collaborazioni giornalistiche transnazionali

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Immagine in anteprima: frame video Euronews via YouTube



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