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Banche e finanza sostenibile: come adeguarsi alle norme Ue


Gli strumenti digitali aiutano le banche a orientare il proprio capitale e gli investimenti delle aziende clienti verso business sostenibili. Allineamento alla tassonomia ESG, report di sostenibilità accurati e oggettivi, monitoraggio dei KPI “green”: questi diventeranno fattori di successo per consentire alle imprese un accesso al credito agevolato.

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Banche e finanza sostenibile: il quadro normativo europeo

Le recenti evoluzioni della normativa europea confermano il ruolo cruciale delle banche per orientare capitali e investimenti verso business sostenibili: c’è un progressivo affinamento dei regolamenti e del conseguente impatto sull’agenda agenda finanziaria della transizione ecologica.

L’UE ha infatti fissato per le banche obiettivi di disclosure relativi alle loro performance di sostenibilità attraverso tre normative che si sono susseguite nel tempo e parzialmente sovrapposte: la NFRD (Non-Financial Reporting Directive), che per prima ha istituito la prassi per le aziende di rendicontare la sostenibilità delle loro attività; la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), che ha specificato meglio gli obblighi di regolamentazione in termini di modalità, tempistiche e dimensioni delle aziende; per ultimo, il decreto Omnibus che ha limitato in parte l’ambito di applicazione per garantire una maggiore competitività economica.

In particolare, con il decreto Omnibus tutte le scadenze per la disclosure dei “green data” aziendali vengono spostate al 2027 (e a seguire con gli scaglioni successivi), escludendo da tali prescrizioni tutte le aziende al di sotto dei 1.000 dipendenti. Ѐ confermata l’obbligatorietà per le aziende superiori ai 1.000 dipendenti di integrare il proprio bilancio aziendale con informazioni dettagliate sull’impatto ambientale, sociale e di governance (ESG) secondo i criteri ESRS (European Sustainability Reporting Standards), validando tale rendicontazione attraverso revisori esterni.

Uscendo dall’alveo dell’obbligatorietà, il decreto Omnibus ha formalizzato il nuovo standard VSME (Voluntary standard for non-listed micro-, small- and medium-sized undertakings) che fornisce alle PMI le linee guida per la rendicontazione volontaria di tutte le loro attività ESG. Tuttavia, indipendentemente dall’obbligatorietà, può capitare una banca richieda tali informazioni a queste aziende, per valutare un eventuale accesso agevolato al credito.

La tassonomia europea come pilastro della finanza sostenibile per le banche

Sempre in ottica di disclosure, l’UE sta stimolando le banche nel promuovere i finanziamenti sostenibili delle imprese; un’importante opportunità, in questo senso, è senza dubbio l’accesso al credito che, potrebbe prevedere una strada agevolata per finanziamenti aderenti alla tassonomia Europea.

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Ricordiamo come la tassonomia è fondamentale per il processo di transizione ecologica ed è lo strumento che l’Europa ha messo a disposizione delle imprese e degli istituti finanziari, per individuare quali investimenti siano da intendersi realmente sostenibili.

Per essere considerato aderente alla tassonomia, un finanziamento deve rispondere a uno dei sei obiettivi ESG, senza impattare in modo negativo sugli altri né tanto meno violare i principi di garanzia minima. Gli obiettivi ESG sono:

  • mitigazione del cambiamento climatico,
  • adattamento al cambiamento climatico,
  • uso sostenibile e protezione dell’acqua,
  • transizione verso un’economia circolare,
  • prevenzione e controllo dell’inquinamento e
  • protezione e ripristino dalla biodiversità.

Come già detto, al momento, l’UE ha reso obbligatoria la sola comunicazione delle performance sostenibili delle aziende, ma non si esclude che, nei prossimi anni, integri la normativa rendendo vincolante l’indicazione di obiettivi sui propri KPI di sostenibilità e, di conseguenza, il progressivo monitoraggio verso il raggiungimento dei target fissati.

Indicatori chiave per misurare la finanza sostenibile per le banche

Per ottemperare alle indicazioni regolatorie europee, quindi, acquisterà sempre più importanza per le banche aumentare, nel proprio attivo, il peso di crediti concessi aderenti alla tassonomia e, di conseguenza, si dovrà prestare sempre più attenzione a due indicatori che vanno a misurare proprio questa performance bancaria. Sto parlando di:

  • GAR (Green Asset Ratio), ossia la percentuale di investimenti “verdi” rispetto al totale di quelli attivi e relativi alla clientela soggetta a CSRD della banca,
  • BTAR (Banking Book Taxonomy Alignment Ratio), che misura quanto gli investimenti di una banca rispettano i criteri di sostenibilità dell’UE relativamente alla clientela non soggetta a CSRD.

L’importanza degli strumenti digitali per la finanza sostenibile nelle banche

In questo contesto, il primo passo necessario per le banche è quello di dotarsi di nuovi strumenti digitali per la valutazione degli investimenti e del loro allineamento con la tassonomia, con il fine di determinare in modo sistematico e oggettivo, il loro impatto su tali indicatori. Questo passaggio è fondamentale, per vari motivi: gli strumenti digitali garantiscono una valutazione accurata e standardizzata, riducendo il rischio di errori e semplificando il processo di adeguamento.

Dal punto di vista dell’efficienza operativa, una banca non può affidarsi a uno strumento manuale come parte integrante del processo valutativo di una richiesta di finanziamento da parte di un’azienda, perché questo risulterebbe troppo lento, dispendioso, ma soprattutto soggetto a errori umani. L’adozione di soluzioni digitali permetterebbe inoltre l’integrazione di grandi volumi di dati provenienti da fonti diverse, consentendo analisi in tempo reale e più accurata, ottenendo decisioni più rapide e consapevoli.

Un altro fattore che rende fondamentale per una banca l’adozione di uno strumento digitale per la valutazione del proprio indice di sostenibilità è quello relativo all’automatizzazione dei processi e della trasparenza: scegliere di integrare il proprio processo di valutazione del credito con uno strumento digitale significa favorire l’automatizzazione dei processi di raccolta e analisi dei dati, facilitando al tempo stesso la loro indicizzazione, tracciabilità, integrità e possibilità di aggiornamento. Questo comporta notevoli vantaggi in termini di trasparenza dal punto di vista della compliance normativa e un forte miglioramento della qualità delle informazioni comunicate al mercato con rinnovate ricadute in termini di competitività rispetto alle altre banche.

Banche e finanza sostenibile: i vantaggi competitivi

Infatti, senza strumenti digitali che supportino le banche nella raccolta di informazioni legate alle performance sostenibili delle aziende sono due le principali conseguenze: la prima è che gli enti creditizi non hanno alcuna possibilità di governare il processo di raccolta di dati, che rimane sotto la totale responsabilità delle aziende stesse, con tutti i limiti che questo comporta in termini di correttezza e trasparenza; la seconda conseguenza è la reale difficoltà di tradurre dati legati alle performance ESG delle aziende in kpi quantitativi condivisi e confrontabili

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Oltre ai benefici descritti, mi piace sottolineare il vantaggio competitivo connesso a una sempre maggiore attenzione che il pubblico pone nei confronti dei temi legati alla sostenibilità: una banca che si è dotata di strumenti digitali per l’analisi e la comunicazione della propria conformità con i principi guida della tassonomia è sicuramente considerata più attrattiva e meritevole di fiducia da parte dei consumatori e degli stakeholder. Questo aspetto contribuisce al posizionamento della banca tra i leader nel settore della finanza sostenibile che diventa sempre più centrale a livello europeo.



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