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“Prima i dati, poi l’AI”, il piano IT di Gnutti Carlo


Roberto Amistà, CIO di Gnutti Carlo Group, è in azienda da poco più di un anno. Doveva inizialmente occuparsi della migrazione a SAP S/4Hana, ma ha visto che le priorità erano altre. Un “restart” per focalizzarsi su una serie di operazioni fondamentali e strategiche.

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Quali sono le priorità strategiche di Gnutti Carlo per il 2025 in ambito IT?

Quando sono arrivato in azienda, la prima sfida è stata comprendere le reali necessità del gruppo. Inizialmente, il focus era sulla migrazione a SAP S/4HANA, un passaggio importante, ma che abbiamo ritenuto opportuno posticipare per affrontare prima altre priorità ritenute fondamentali. Il nostro gruppo si è sviluppato negli ultimi anni attraverso numerose acquisizioni, senza però avere l’opportunità di completare una reale integrazione digitale tra le diverse realtà, anche a causa di fattori esogeni. Attualmente, operiamo con 11 società distribuite a livello globale, dove in alcuni casi, piattaforma ERP a parte, ci sono ancora sistemi e processi differenti, il che rende complesso avere una visione unitaria del business e implementare strategie IT coerenti ed efficaci.

Il nostro primo obiettivo è quindi strutturare una roadmap che preveda, innanzitutto, l’implementazione di un sistema MES (Manufacturing Execution System) per digitalizzare la produzione e supportare il personale di fabbrica. La nostra realtà è caratterizzata da una forte componente di lavorazioni meccaniche rispetto ad altri gruppi manifatturieri, e i MES disponibili sul mercato sono spesso pensati per aziende con un focus maggiore sull’assemblaggio. Per questo motivo, stiamo sviluppando una soluzione personalizzata che si adatti al nostro contesto industriale. 

Parallelamente, stiamo lavorando alla modernizzazione dell’infrastruttura IT e sul rafforzamento della cybersecurity, aspetti critici per la nostra digitalizzazione. La frammentazione delle soluzioni IT tra le varie entità del gruppo ha portato ad alcune problematiche che vanno affrontate con un piano strutturato. Inoltre, con l’aumento delle richieste di strumenti avanzati come l’intelligenza artificiale, è fondamentale costruire una base tecnologica solida che possa supportare questi sviluppi futuri.

Hai accennato all’intelligenza artificiale. Come state affrontando il tema?

L’intelligenza artificiale è un tema centrale, ma è necessario affrontarlo per gradi. Non si può passare direttamente dall’uso di carta e fogli Excel all’AI senza una base solida di dati strutturati. Una delle criticità che ho riscontrato all’arrivo in azienda è stata la dispersione dei dati: esistevano numerosi database sparsi tra le varie sedi. Questo rendeva difficile ottenere una visione chiara delle operazioni aziendali e implementare progetti avanzati basati sui dati.

Abbiamo quindi avviato un percorso per consolidare le informazioni aziendali, per la creazione di una data platform basata su Microsoft Fabric e integrata con PowerBI. L’obiettivo è centralizzare e strutturare i dati in modo che possano essere utilizzati in modo efficace per prendere decisioni strategiche.

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Abbiamo avviato un progetto pilota per l’uso dell’IA in ambito manutenzione, attraverso un assistente virtuale che supporta i tecnici fornendo risposte in più lingue e basate su documentazione tecnica. L’obiettivo è progressivamente espandere queste soluzioni a nuove aree aziendali, garantendo un’adozione graduale e mirata.

Come è organizzata la struttura ICT in Gnutti Carlo e quali cambiamenti hai apportato?

Il nostro assetto ICT è organizzato in quattro pillar principali:

  1. Infrastructure, Network & User Services, responsabile della gestione dell’infrastruttura IT.
  1. Cyber Security, un’area nuova che ho istituito per affrontare in modo strutturato i temi della sicurezza e della compliance.
  1. Corporate Functions, che supporta le aree dei processi corporate attraverso la piattaforma SAP.
  1. Operations, focalizzata sui processi di ingegneria e produzione, le aree meno digitalizzate e con maggiore necessità di innovazione.

A questi si aggiunge un quinto pillar dedicato alla Business Intelligence, ancora in fase di sviluppo. L’obiettivo di questa organizzazione è migliorare l’efficienza, garantendo al contempo una chiara responsabilità su ogni area strategica. Oltre a questa struttura centrale, abbiamo anche personale IT distribuito nei vari stabilimenti, con un modello a matrice che consente sia una gestione centralizzata sia un supporto locale specifico per le necessità operative di ogni sito. In totale il team è composto da circa 30 persone.

Roberto Amistà, CIO di Gnutti Carlo Group

Cyber security e infrastruttura di rete sono altre due aree chiave. Quali sono le sfide principali?

La cybersecurity è una delle nostre priorità, sia per il tema sicurezza che per gli obblighi derivanti dalle certificazioni o direttive a cui dobbiamo adempiere. Abbiamo dato assoluta priorità al rinnovo della rete aziendale, alla segregazione della stessa all’interno degli stabilimenti, all’integrazione IT/ OT. Temi comuni alle aziende che operano nel settore manifatturiero, dove molti stabilimenti operano in ambito OT con sistemi abbastanza datati e una cultura della sicurezza OT ancora poco sviluppata. Del resto, è fisiologico: nell’IT il rinnovamento avviene ogni 3-4 anni, nell’OT sono presenti sistemi e strumenti che vanno dal “vecchio” al “molto vecchio”. Abbiamo identificato situazioni in cui i dispositivi di rete erano collocati in luoghi che, ad oggi, non sono più adeguati o conformi alle nuove normative, aumentando anche il rischio di vulnerabilità. Inoltre, la necessità di maggior consapevolezza sui rischi legati alla connessione di nuovi dispositivi di fabbrica alla rete aziendale ha rappresentato una sfida importante.

Stiamo lavorando, quindi, per aumentare ancora di più la consapevolezza interna e implementare misure concrete, sfruttando anche la normativa NIS2 come leva per giustificare investimenti in sicurezza informatica.

È, altresì, ovvio che più digitalizzi la fabbrica e più è necessario intervenire sull’infrastruttura di rete. Stiamo quindi intervenendo con un piano di modernizzazione per garantire la stabilità e la scalabilità necessarie alle nostre attività future.

E per quanto riguarda il cloud?

Abbiamo un approccio molto aperto al cloud. Oltre ai vantaggi in termini di scalabilità e sicurezza, il cloud permette di superare molti dei problemi infrastrutturali che abbiamo identificato. Per questo, il nostro percorso di modernizzazione prevede un’adozione crescente di soluzioni cloud-based, compatibilmente con le esigenze operative dell’azienda.

Guardando al futuro, come vedi l’evoluzione del ruolo del CIO?

Il ruolo del CIO sta cambiando radicalmente: negli anni passati era già cresciuto da figura puramente tecnica a ruolo chiave all’interno dei processi aziendali ed al cambiamento, adesso sta evolvendo sempre più diventando uno stratega dell’innovazione. Non si tratta più solo di gestire infrastrutture e sistemi, ma di anticipare le esigenze del business e proporre soluzioni innovative a supporto dell’organizzazione. Il CIO deve avere una visione chiara delle strategie aziendali e capire come la tecnologia possa contribuire alla crescita.

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La sfida più grande è colmare il gap digitale, creando una solida base tecnologica su cui costruire l’innovazione futura. Questo significa migliorare l’infrastruttura, aumentare la sicurezza, digitalizzare i processi produttivi e rendere l’azienda più agile nel rispondere alle sfide del mercato.



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