(AGENPARL) – Roma, 30 Aprile 2025
(AGENPARL) – Wed 30 April 2025 1° MAGGIO: I LAVORATORI STANNO CAMBIANDO, COSÌ COME LA CULTURA DEL LAVORO
Nell’artigianato della Marca Trevigiana mancano mediamente metà delle posizioni ricercate dalle imprese. La risposta della politica è inadeguata. Inoltre, serve una sempre più stretta collaborazione tra imprese e scuola: alle aziende va riconosciuta una valenza educativa a tutto tondo
L’intervento di Armando Sartori, neopresidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, in occasione della Festa dei Lavoratori 2025
Dobbiamo guardare alla Festa dei Lavoratori 2025 con occhi disincantati: i lavoratori stanno cambiando. Non solo perché cambia il lavoro, ma anche, e forse soprattutto, perché cambia la cultura del lavoro.
Il termometro più evidente sono i dati relativi all’occupazione. Nell’artigianato della Marca Trevigiana mancano mediamente metà delle posizioni ricercate dalle imprese. Tutti i settori sono toccati da questa carenza di manodopera. Nel 2023 le imprese della Marca Trevigiana hanno perso 269 milioni di euro in termini di minor valore aggiunto a causa della carenza di competenze. È una tendenza ormai consolidata, a testimonianza di un diverso rapporto con il lavoro che hanno soprattutto i giovani.
Questo processo ha forti ripercussioni sulla sostenibilità del “sistema territorio” della nostra provincia dove le imprese artigiane sono 21.803 e garantiscono l’occupazione a 60.677 lavoratori. Qualche segnale positivo si registra: nella Marca Trevigiana è artigiana un’impresa su tre guidata da under 35, rispetto al totale delle imprese gestite da giovani in provincia. I giovani imprenditori artigiani rappresentano il 9,2% del totale del comparto artigiano, superiore all’8,7% in regione. Quelle a conduzione femminile sono in provincia il 16,4% del totale delle imprese artigiane e il 21,1% del totale imprese “in rosa”. L’artigianato è ben rappresentato anche dalle imprese a conduzione straniera: a Treviso sono 3.981, pari al 18,1% del totale delle imprese artigiane e al 40,5% delle imprese a conduzione straniera.
Dati che confermano il lavoro svolto, ma anche le sfide che devono ancora essere affrontate. Per questo Confartigianato Imprese Marca Trevigiana ha dedicato un momento di riflessione e di approfondimento proprio ai cambiamenti dei lavoratori, nell’ambito del proprio progetto “Impresa Futuro”, dedicato alle grandi trasformazioni della nostra epoca.
Addossare la responsabilità ai giovani è facile e sbagliato. Nel post pandemia il mercato del lavoro è stato dinamico, ma continuiamo ad avere troppi inattivi. Ciò dipende anche dalle carenze del nostro sistema educativo e formativo, non di rado viziato da atteggiamenti autoreferenziali che limitano il dialogo con il mondo produttivo. Si fa ancora fatica a riconoscere la valenza educativa del lavoro. Senza trascurare che nel mismatch tra domanda e offerta di lavoro, oltre ai contenuti educativi e formativi dei percorsi scolastici, c’è anche un grosso problema di orientamento allo studio.
Ovviamente non c’è solo la responsabilità della scuola. Ci sono altri fattori che rendono un impiego attrattivo per i lavoratori, a partire dallo snodo salariale. Anche in questo caso dobbiamo guardare con disincanto alla realtà: a parità di ruoli, un posto di lavoro in Italia costa di più che in Germania e in Francia, nonostante lo stipendio sia più basso. Sulle nostra imprese pesa il macigno del fisco e di una burocrazia ipertrofica. In sintesi: la risposta della politica è inadeguata alle sfide del lavoro.
È una questione di priorità, e dunque di scelte, nelle politiche economiche. Per esempio, non si può considerare il capitale umano meno dell’energia. È un bene prezioso che va trattato in modo sistematico e su questo anche l’artigianato deve lavorare di più. Un impegno che riguarda il rapporto sui canali di reperimento del personale, la contrattazione di secondo livello, ma anche il welfare aziendale e i tempi di lavoro.
Occorre adottare strumenti che rendano attrattiva l’impresa artigiana, soprattutto per le giovani generazioni. Con il corollario di un rapporto sempre più stretto con la scuola, sia sul piano dell’orientamento, sia su quello dell’alternanza scuola-lavoro e delle collaborazioni tra imprese e centri di formazione del territorio, per adeguare i programmi di studio alla realtà in evoluzione delle aziende.
Sullo sfondo non possiamo dimenticare il fattore demografico. Nel 2030 in regione avremo 400 mila persone in età lavorativa (15-40 anni) in meno. Per una decina d’anni i baby boomers sosterranno il mercato del lavoro, ma non oltre. Non possiamo immaginare di sostenere il nostro sistema manufatturiero e dei servizi senza un contributo dell’immigrazione. Nel 2024 nella Marca Trevigiana su oltre 76 mila entrate di lavoratori, oltre 16 mila hanno riguardato immigrati, il 21,3%.
Concludo con una considerazione più generale. Alle moderne imprese servono persone formate non solo dal punto di visto tecnico. Proprio l’esplosione della tecnologia richiede lavoratori con capacità critica e di assunzione di responsabilità. Servono lavoratori che non appiattiscano il proprio ruolo sulle “macchine”. Serve una formazione integrale e per questo occorre puntare sulle imprese, in particolare attraverso l’apprendimento teorico e pratico. Si sente sempre di più l’esigenza di una coprogettazione dei percorsi educativi della scuola e delle università con le imprese, alle quali va riconosciuta una valenza educativa a tutto tondo.
I NUMERI DELL’ARTIGIANATO
L’artigianato italiano rappresenta uno dei pilastri della domanda di lavoro. Se le imprese artigiane impiegano 2,6 milioni di addetti, pari al 14,5% del totale del settore privato e non agricolo, in Veneto questa percentuale sale al 16,1%: le imprese artigiane venete registrate al 2024 sono 119.861 di cui 21.803 nella Marca, occupano 311.749 lavoratori di cui 60.677 nelle imprese trevigiane.
Un terzo di queste rappresenta il settore edile (40.638 imprese di cui 7.744 trevigiane con 77.784 addetti di cui 15.650 operanti nella Marca) che nell’anno ha aperto ben 686 nuove imprese, 96 nella nostra provincia. In leggero calo invece alimentare e legno dove il saldo nell’anno si chiude rispettivamente con -108 attività (di cui 49 chiusure a Treviso) e -146 di cui 35 trevigiane.
Il maggior numeri di occupati nell’artigianato veneto si distribuisce nei settori meccanica (49.969 addetti / 10.401 Treviso), edilizia (77.784/ 15.650 Treviso), alimentare (28.309/5.386 Treviso), benessere (26.556 /4.823 Treviso) e moda (23.231 addetti/ 4.562 Treviso).
Donne, giovani e stranieri. Se le imprese censite in Veneto a dicembre 2024 sono quasi 120.000 si contano 20.332 (3.562 Treviso) imprese a conduzione femminile, pari al 17% (16,4% Treviso) del totale delle imprese artigiane ed al 20,1% (21,1% Treviso) del totale imprese a conduzione femminile, 10.586 imprese guidate da giovani under 35 (2.018 Treviso) pari al 8,7% (9,2% Treviso) del totale delle imprese artigiane e al 31% (33,1% Treviso) del totale imprese a conduzione giovanile, e 19.758 imprese a conduzione straniera (3.981 Treviso), il 16,3% (18,1% Treviso) del totale delle imprese artigiane e il 36,4% (40,5% Treviso) delle imprese a conduzione straniera.
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