Con Ai Mode di Google è tutta un’altra ricerca. Con conseguenze importanti sul mercato e noi utenti.
Google ha da tempo consolidato il suo dominio nella navigazione online, al punto che il suo nome è diventato sinonimo di ricerca su Internet. Ora, con l’introduzione di Gemini 2.0, il colosso tecnologico di Mountain View sta spingendo ulteriormente i confini della ricerca AI, con l’obiettivo di trasformare radicalmente il modo in cui gli utenti trovano informazioni online.
La versione AI Mode del celebre motore di ricerca è particolarmente utile per le domande che necessitano di ulteriori approfondimenti, confronti e ragionamenti e che, in precedenza, a potrebbero aver richiesto più ricerche.
Questa evoluzione porta con sé sia opportunità per gli utenti e gli addetti ai lavori che preoccupazioni per i marketers, ridefinendo il concetto stesso di motore di ricerca.
Google AI Mode: l’intelligenza artificiale prende il controllo della ricerca
L’aggiornamento più significativo riguarda l’introduzione della modalità AI, una funzione sperimentale disponibile attraverso Google Search Labs per gli utenti che sottoscrivono il piano Google One AI Premium al costo di 20 dollari al mese. Questa nuova esperienza elimina completamente i classici 10 link blu dai risultati di ricerca, sostituendoli con risposte generate direttamente da Gemini 2.0.
Secondo Google, il nuovo modello sfrutta ragionamento avanzato, capacità multimodali e pensiero critico per offrire risposte più precise e pertinenti. Anziché fornire un elenco di pagine web, la ricerca AI Mode genera una risposta strutturata che include riepiloghi web, informazioni dal Knowledge Graph e dati relativi agli acquisti. L’obiettivo è semplificare il processo di ricerca e fornire direttamente le informazioni richieste dall’utente.
AI Overviews e il Ruolo della Personalizzazione
Già con l’introduzione delle AI Overviews, Google ha sperimentato la fusione dell’intelligenza artificiale con la ricerca tradizionale. Tuttavia, AI Mode rappresenta un passo ancora più audace: non è più necessario scorrere tra diversi risultati per trovare le informazioni desiderate, poiché Gemini 2.0 sintetizza e presenta una risposta unica e approfondita. Questa nuova impostazione sarà inizialmente disponibile solo per gli utenti premium, ma la rapida espansione delle funzionalità AI di Google lascia intendere che potrebbe presto diventare una caratteristica standard.
Inoltre, Google ha ampliato la portata delle AI Overviews a un pubblico più ampio: anche gli utenti disconnessi e i minorenni con account Google inizieranno a vedere questi risultati. Questo indica un chiaro intento dell’azienda di rendere la ricerca AI una parte integrante dell’esperienza online.
Vantaggi e sfide della ricerca AI di Google
Tra i vantaggi c’è senza dubbio la rapidità e la precisione con gli utenti che invece di navigare tra più pagine web e in più passaggi ricevono risposte concise e mirate. Inoltre, le risposte AI possono adattarsi alle preferenze e alle ricerche precedenti dell’utente. Grazie alle capacità di elaborazione avanzata, Gemini 2.0 può rispondere meglio a domande più complesse, codifica e query multimodali, cioè, provenienti da più modalità o tipi di dati.
I modelli linguistici di grandi dimensioni come Gemini appunto non sono infallibili e possono generare risposte imprecise e fuorvianti e l’algoritmo potrebbe favorire alcune fonti rispetto ad altre, limitando così la diversità delle informazioni accessibili.
Le ricerche tramite sistemi di intelligenza artificiale cambiano anche la user experience con gli utenti che non hanno più bisogno di cliccare sui link. Questo fattore potrebbe far perdere ai siti web delle aziende e dei loro brand traffico e visibilità.
Per il digital strategist Cristiano Ferrari questo potrebbe essere un problema già superato però “Già da parecchi anni aumentano costantemente le cosiddette ricerche “zero-click”, ossia ricerche che non portano a un clic verso un sito web. Ad esempio, se vogliamo sapere l’indirizzo o gli orari di un ristorante, ci fidiamo di quelli che suggerisce Google senza entrare nel sito del locale; se vogliamo conoscere il risultato di una partita disputata ieri, Google ci fornisce i dati senza bisogno di visitare un sito di notizie sportive”.
Il futuro della ricerca su Google
Nonostante le critiche, Google assicura che AI Mode non segnerà la fine della ricerca web tradizionale. Se il modello AI non riesce a fornire una risposta adeguata, Google tornerà a mostrare i link organici. Tuttavia, la direzione intrapresa suggerisce che l’intelligenza artificiale diventerà sempre più centrale nell’esperienza di ricerca.
“Non credo cambierà molto durante il prossimo anno in termini di quote di mercato” afferma Cristiano Ferrari.
Da Mountain View, quartier generale di Google, sottolineano inoltre che AI Mode continuerà a evolversi grazie al feedback degli utenti. Questo suggerisce che, nel tempo, Google potrebbe perfezionare la modalità AI per renderla più affidabile e accessibile.
La ricerca AI e il suo impatto sul marketing
L’adozione di Gemini 2.0 e della ricerca AI trasformerà profondamente il modo in cui le aziende promuovono i propri prodotti e servizi online. I marketer dovranno adattare le loro strategie per rimanere visibili e rilevanti in un contesto in cui i tradizionali risultati organici stanno lasciando spazio alle risposte AI.
“Oggi, sempre più utenti, anziché sfogliare i risultati dei motori di ricerca (la SERP, la cui vetta si cercava di scalare con tanto lavoro), chiedono direttamente all’intelligenza artificiale di trovare informazioni, soprattutto da quando l’AI può accedere al web. Molti si affidano all’assistente vocale (Siri, Alexa, Google) per fare ricerche e si fidano della risposta che ottengono. Se fino a qualche anno fa il predominio di Google tra i motori di ricerca sembrava inscalfibile, con l’avvento dell’AI qualcuno ha iniziato a dubitare della capacità del colosso della ricerca di mantenere la sua centralità nel traffico web. In questo scenario si potrebbe pensare che l’obiettivo della SEO non sia più essere ben posizionati sui motori di ricerca, ma piuttosto emergere come fonte autorevole agli occhi dell’AI per essere citati dai vari assistenti nelle loro risposte. Questo sicuramente metterà fine a certe pratiche che già erano diventate meno efficaci, come basarsi su forzature tecniche (densità delle parole chiave, link building esasperato, per citarne alcune). Si premieranno invece, e la tendenza era chiara da anni e sta solo accelerando, i contenuti autentici e di qualità. Diventerà essenziale essere una fonte autorevole sul proprio argomento e concentrarsi maggiormente sulla persona che leggerà il contenuto, cercando di capire se il nostro testo risponde davvero alle sue esigenze” spiega il digital strategist Cristiano Ferrari tra i pionieri italiani della professione.
Nuove strategie di ottimizzazione
Con l’eliminazione dei 10 link blu, le aziende dovranno sviluppare nuove strategie di SEO per l’AI. Questo significa che dovranno ottimizzare i contenuti per le risposte AI, puntando su contenuti chiari, completi e ben strutturati. Sfruttare Knowledge Graph, un database che Google utilizza per fornire informazioni reali nei risultati di ricerca, e dati strutturati per migliorare la visibilità nei risultati generati da Gemini. Adottare un approccio conversazionale per allinearsi alla natura interattiva dell’AI Mode e delle ricerche vocali.
E se il futuro della ricerca fosse sui social media? Mentre impazza il dibattito sulle ricerche AI mode, e la domanda è se nel 2025 ha senso fare in modo che il proprio sito venga trovato dai motori di ricerca o bisognerà solo essere “amici” dell’AI per Veronica Gentili, uno dei volti più noti in Italia per quanto riguarda il digital marketing “Molti dicono che il 2025 sarà l’anno che i social sostituiranno i motori di ricerca. È già tempo, e questo lo dicono i dati interni di Google, che i giovani utilizzano i social media come veri e propri motori di ricerca. Meta sta lavorando sempre di più a un search engine proprietario. I social potranno quindi sostituire i motori di ricerca, non nel breve periodo. L’ottimizzazione in ottica SEO dei contenuti social è molto importante, oggi più di ieri”.
L’importanza del brand authority nell’era della ricerca AI
L’AI Mode darà priorità alle fonti considerate più affidabili. Di conseguenza, costruire una forte reputazione online diventerà cruciale. Le aziende e i loro brand dovranno investire in content marketing di alta qualità, collaborazioni con esperti del settore e strategie di digital PR (più che di influencer marketing) per essere riconosciute come fonti autorevoli dall’algoritmo.
Francesco Folloni, esperto di processi di vendita on-line e founder di Profit Control, non ha dubbi: “Non solo la SEO non esisterà più per come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi, ma con le ricerche on-line tramite AI si genera una risposta secca, una sorta di verità assoluta che non sarà imparziale. Il dubbio amletico rimane, l’AI darà la risposta migliore o quella sponsorizzata meglio? Intanto si sta andando verso una condizione più verticale possibile, vincerà chi è più pertinente, ogni settore avrà le sue ‘super nicchie’ e questo è positivo”. Cosa devono fare quindi le aziende e i loro brand? Per Folloni la strada è chiara: “Investire in reti proprie on-line e off line e in comunicazione disintermediata, cioè in contenuti che permettano al pubblico di dialogare direttamente con l’azienda”.
Pubblicità e Google Ads
Con meno traffico organico disponibile, la pubblicità su Google potrebbe diventare ancora più competitiva. Le aziende potrebbero essere costrette a investire di più in Google Ads per mantenere la visibilità. Inoltre, potrebbero emergere nuovi formati pubblicitari integrati direttamente nelle risposte AI.
Umberto Bottesini co founder di Black Sheep Fund sul suo profilo LinkedIn ha scritto che l’integrazione della pubblicità nella ricerca basata su AI sta emergendo come un’importante area di sviluppo e sperimentazione per i nuovi player del settore. Stanno nascendo nuovi formati pubblicitari con gli annunci maggiormente integrati nel contenuto rispetto all’esperienza tradizionale, progettati per essere contestualmente rilevanti e catturare l’attenzione dell’utente.
Per Cristiano Ferrari “La tendenza più immediata a un livello avanzato sarà quella degli “agenti”, sistemi di AI addestrati molto bene su specifici argomenti e che rispondono con maggiore affidabilità solo su quelli. Il lavoro di chi si occupa di SEO sarà quindi sempre più orientato alla cura dei contenuti e all’eliminazione di quelli ininfluenti e poco importanti. Sarà necessario avere idee chiare su quale vogliamo sia il focus dei nostri siti e saremo sempre più spinti a essere informati, autorevoli e ad avere qualcosa di significativo da dire. Tutto sommato, non credo sia un male”.
Navigare il futuro con AI Mode di google
Aiutare le persone a scoprire contenuti dal web rimane centrale nel nostro approccio e con AI Mode spiegano da Google. Stiamo rendendo facile per le persone esplorare e agire. Con il recupero di informazioni approfondite grazie al modello di IA, le persone possono esprimere meglio ciò che stanno cercando, con tutte le sue sfumature e limitazioni, e arrivare al contenuto web giusto in una gamma di formati.
L’introduzione della ricerca AI basata su Gemini 2.0 rappresenta un cambiamento epocale nel mondo della navigazione online, anche se l’ecosistema social, soprattutto Instagram e TikTok rappresentano, già oggi, per i più giovani un’alternativa. Le novità annunciate da Google da un lato potrebbero offrire vantaggi significativi in termini di rapidità, user experience e personalizzazione; dall’altro però non sono pochi gli interrogativi su affidabilità, diversità di informazione e impatto economico. Le aziende e i loro brand dovranno quindi iniziare a valutare i cambiamenti in atto anche per quanto riguarda le ricerche on-line e le abitudini di utilizzo degli utenti per adattarsi rapidamente e sfruttare al meglio questa nuova realtà e garantire la loro presenza e visibilità in un panorama digitale che potrebbe essere all’alba di un cambiamento epocale.
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